Gli Egiziani, quelli antichi, vivevano con l’idea di dover morire, costruendo Templi funerari in vista dell’evento.
Molti personaggi di oggi vivono con la convinzione di non dover morire mai. Sentendosi immortali. E rendendosi ridicoli
Il presidente Abdel Fatah al Sisi è andato ad aspettarle a destinazione, a Fustat, periferia del Cairo, nel punto dove sorgeva la prima capitale islamica dell’Egitto. Lì, dopo un percorso di cinque chilometri lungo le rive del Nilo, le mummie di 22 faraoni – uomini e donne – provenienti dal Museo egizio di Piazza Tahrir, sono approdate nella loro nuova casa, quel Museo della Civiltà egizia nato per ricordare ai figli del Nilo di oggi di quali grandi civiltà sono eredi. E per rilanciare, con il ricordo, l’orgoglio del Paese contemporaneo.
L’evento ieri sera ha tenuto incollati davanti alla televisione milioni di egiziani e altre migliaia di persone da tutto il mondo lo hanno seguito in diretta web. Per ognuna delle mummie è stata creata una macchina speciale, ricoperta con decorazioni dorate che la facevano apparire simile a un’antica imbarcazione. Sulle fiancate e sul muso, un’iscrizione in geroglifici, arabo e inglese con il nome del sovrano trasportato: da Seqenenra Tao II, “il Coraggioso” che regnò sull’Egitto meridionale circa 1.600 anni prima di Cristo, a Ramsete IX, che regnò XII secolo a. C. In mezzo, le mummie più attese: quella di Ramsete II, uno dei più famosi faraoni di tutti i tempi, titolare di magnifiche statue sparse in tutto il Paese. E della regina Hatshepsut, la più famosa fra le – poche – donne faraoni, l’unica ad aver lasciato impresso nei libri della storia il suo regno come uno dei momenti di massima prosperità dell’Egitto.Tutte le auto erano dotate di speciali ammortizzatori per attutire ogni possibile colpo: e lungo il percorso, l’asfalto era stato rinnovato, proprio per impedire sobbalzi. In cima alle macchine, le mummie inserite in speciali contenitori riempiti di azoto per proteggerle dalle condizioni atmosferiche esterne. «Un grande spettacolo per la gente dell’Egitto, prima che per il mondo», ci spiega dal Cairo Monica Hanna, fra i più affermati archeologi egiziani della nuova generazione. «Il museo di Piazza Tahrir è da molti percepito come un simbolo del colonialismo: è stato creato da architetti europei e mai pensato per gli egiziani. Il Nuovo museo della Civiltà è concepito per essere il museo della moderna identità di questo Paese: celebra i faraoni, ma anche l’eredità copta come quella araba, l’antichità come il Medioevo».
E proprio il rilancio dell’orgoglio nazionale è stato lo scopo dichiarato della serata di ieri: accanto ad Al Sisi, la direttrice dell’Unesco, Audrei Azoulay, mentre sul palco si sono alternati i più famosi attori e cantanti egiziani, intervallati da concerti e balletti. Ma non tutte le reazioni sono state entusiaste, in particolare fuori dal Paese: fra i commenti sul canale Youtube della presidenza egiziana che trasmetteva l’evento più di una volta è apparsa la scritta Free Patrick Zaky, in riferimento allo studente egiziano dell’università di Bologna da più di un anno in carcere al Cairo (domani ci sarà l’ennesima udienza sul suo caso). E sui giornali stranieri non sono mancati i riferimenti a quelli che l’analista politico Maged Mandour del Carnegie Endowent for International Peace ha definito i vanity project di Al Sisi, i progetti del presidente per proiettare nel mondo l’immagine di un Egitto nuovo e moderno, impegnato nella creazione di mega infrastrutture. Fra essi appunto il rilancio del Museo della Civiltà egizia, quello che da ieri ospita le mummie, progettato prima del 2011, ma a lungo fermo; la costruzione del nuovo Museo egizio e della nuova cittadella del turismo, con annesso aeroporto, nei pressi delle Piramidi di Giza. E della nuova capitale amministrativa alle porte del Cairo, che in estate dovrebbe cominciare a riempirsi. Progetti che chi si oppone ad Al Sisi giudica inutili e dispendiosi, mentre il Paese attraversa una durissima crisi economica, dovuta anche al crollo del turismo.
Ma delle critiche Al Sisi non si cura: così come delle antiche leggende. “Maledetto sia colui che turba il riposo del Faraone”, si legge all’ingresso di molte tombe della Valle dei Re. Di questo, nel grande show di ieri sera al Cairo, non c’era traccia.
(Repubblica, 4 Aprile 2021)