Quando si percepisce che il Potere, quello autentico, non ha nulla a che fare con ciò che si vede, si sente e si tocca, affiora l’Ombra che esalta ciascuno di noi.
La lettera d’addio arriva all’improvviso, cogliendo di sorpresa la Fiorentina e i suoi tifosi. Dentro c’è tutto il dolore, il rammarico ma soprattutto l’amore di un allenatore per la sua gente, la sua squadra del cuore. Cesare Prandelli rassegna così le dimissioni da tecnico dei viola, 23 gare dopo il suo ritorno con sei vittorie, sei pareggi, undici sconfitte e una zona retrocessione a soli sette punti. «È la seconda volta che lascio la Fiorentina – scrive l’ormai ex tecnico nella lunga lettera d’addio – La prima per volere di altri, oggi per una mia decisione. Nella vita di ciascuno, oltre alle cose belle, si accumulano scorie, veleni che talvolta ti presentano il conto tutto assieme. In questo momento della mia vita mi trovo in un assurdo disagio che non mi permette di essere ciò che sono. Ho intrapreso questa nuova esperienza con gioia e amore, trascinato anche dall’entusiasmo della nuova proprietà. Ed è probabilmente il troppo amore per la città, per il ricordo dei bei momenti di sport che ci ho vissuto che sono stato cieco davanti ai primi segnali che qualcosa non andava, qualcosa non era esattamente al suo posto dentro di me».
Segnali evidenti già dopo la vittoria col Benevento, dieci giorni fa, quando Prandelli aveva ammesso: «Sono stanco, sono vuoto dentro». Neanche la vittoria contro una diretta concorrente, neanche la felicità per la “sua” scoperta Dusan Vlahovic erano più in grado di rasserenarlo. Domenica sera, dopo la sconfitta col Milan, un altro episodio. Prandelli che non si presenta davanti alla telecamere per un accumulo di tensione, di stress. Gli attacchi di panico e quel malessere difficile da gestire. Prandelli si è sentito solo a un certo punto dentro e fuori dal campo.L
a società, preso atto delle dimissioni, le ha accettate. «Il presidente Commisso, la dirigenza, la squadra e tutto il popolo viola ringraziano Cesare Prandelli, augurandogli di ritrovare al più presto la serenità e le energie necessarie per ottenere le migliori fortune per il suo futuro umano e professionale», scrive la Fiorentina in una nota ufficiale. Commisso aveva contattato Prandelli provando a convincere il tecnico a rimanere. Stessa mossa per il direttore generale Barone, che parlando con Prandelli non riesce a trattenere le lacrime. A Pradè il compito di richiamare Iachini che stamattina dirigerà il primo allenamento.
«Firenze è e resterà per sempre casa tua» lo ha salutato il sindaco Dario Nardella dando voce allo sconforto della città. Qualcosa però è cambiato da quei tempi (2005-2010) che i fiorentini ricordano con emozione e tanta nostalgia. Quei tempi di notti magiche, di Champions, di soddisfazioni e tanti sorrisi coi Della Valle nella loro massima espressione di solidità e di progettualità. Dopo la Nazionale e il terribile mondiale brasiliano del 2014 è cambiato qualcosa anche nella sua testa del tecnico di Orzinuovi. Le avventure in Turchia e Spagna tutt’altro che vincenti, lo stop, la salvezza con il Genoa, poi la chiamata della Fiorentina, dopo sette gare di questa stagione. Impossibile rinunciare per lui, col viola nel cuore. Ma il cuore non basta più.
«Sono consapevole che la mia carriera di allenatore possa finire qui, ma non ho rimpianti e non voglio averne – conclude Prandelli – Probabilmente questo mondo di cui ho fatto parte per tutta la mia vita, non fa più per me e non mi ci riconosco più. Sicuramente sarò cambiato io e il mondo va più veloce di quanto pensassi. Per questo credo che adesso sia arrivato il momento di non farmi più trascinare da questa velocità e di fermarmi per ritrovare chi veramente sono».
(Fonte La Repubblica)