Abbiamo letto tutti la dichiarazione dei vertici di Confindustria.
C’è la disponibilità ad aprire le fabbriche per agevolare le vaccinazioni, in particolare dei lavoratori e dei loro familiari.
Si tratta di affermazioni in linea con quella “buona fede operosa” inscritta all’art.1 della Carta, alla cui stregua – come a tutti noto – l’Italia è una Repubblica democratica fondata “sul Lavoro”.
Una presa di posizione che ci consente inoltre di additare un’altra norma della Costituzione, non sempre rammentata o comunque non sempre tenuta sufficientemente presente dai più (se si escludono autentici “addetti ai lavori” come giuristi ed economisti).
Quell’art.41, alla cui stregua, se da un lato è vero che (per fortuna) l’iniziativa economica privata è libera, dall’altro è parimenti vero che essa non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
I costituenti hanno poi chiamato la Legge a determinare i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.
Si tratta di parole che potrebbero dare la stura a considerazioni molteplici e tutt’affatto policromatiche: basti solo pensare alla parola “controlli” e alla relativa valenza strategica.
Massime in un contesto, come quello presente, sconvolto da una pericolosa pandemia: dove, paradossalmente, a più controlli dovrebbero corrispondere meno “lacci e lacciuoli” normativi di varia foggia.
Accontentiamoci, almeno per ora, delle dichiarazioni di Confindustria, che sembrano intanto – di quelle parole – esplicitare una davvero pregnante (ed iconica) didascalia.
Poche Regole chiare, ci salveranno tutti!