Gli effetti della pandemia non sono solo quelli (purtroppo, già molto gravi) di immediata declinazione sanitaria.
Ce ne sono altri che si collocano sul “medio-lungo”. E che, sovente, sono altrettanto drammatici.
Occorre intervenire senza indugi.
Gianna, titolare di un bar vicino alla stazione Brignole, aveva già emesso la sentenza: «Quel bastardo alla fine ce l’ha fatta». La polizia e la procura hanno dovuto aspettare la confessione arrivata nella notte. Comunque Renato S., ex piastrellista di 59 anni, fermato e portato in Questura mentre stava cercando di uccidersi lanciandosi da Mura delle Cappuccine, vicino all’ospedale Galliera, è stato da subito il sospettato principale dell’omicidio di Clara Ceccarelli, 69 anni, una vita difficile e pure coraggiosa, accoltellata a morte ieri sera nel suo negozio di calzature, specializzato in pantofole, in via Colombo, nel cuore della zona dello shopping genovese. Sul suo corpo, i segni di almeno trenta colpi.Per i negozianti di questa elegante zona pedonale è un delitto annunciato. Clara era rimasta vedova molti anni fa e doveva badare a un figlio trentenne con gravi problemi di salute e a un padre ormai novantenne. Eppure, da commessa di profumeria aveva trovato le forze per rilevare due negozi di calzature nella stessa via Colombo. Raccontano i titolari di un banco di frutta e verdura del vicino Mercato Orientale che uno dei due negozi aveva dovuto chiuderlo proprio per via di Renato: «Quell’uomo giocava, anzi si giocava tutto e lei non ne poteva più, per questo aveva deciso di troncare ma lui non voleva saperne». Gianna, l’amica barista racconta: «Era ossessivo e sempre più pesante: le urinava sui vetri e sulla saracinesca, tanto che lei aveva comprato della barriere protettive. Martedì l’avevo vista e lei mi aveva detto che stava meglio perché lui non si faceva vedere da tempo mentre lei aveva da stare dietro al papà novantenne e aveva preso un commesso per riuscire ad avere più tempo». Anche se in zona tutti raccontano della travagliata relazione di Clara, in questura risulta una sola denuncia risalente a un anno fa per danneggiamenti alla saracinesca. Il verbale ufficiale è contro ignoti e non si sa se Clara non avesse fatto il nome del compagno perché non era sicura della sua colpevolezza o forse per non esasperare ulteriormente la tensione fra di loro.
Certo è che Renato negli ultimi tempi era ulteriormente precipitato in una spirale di depressione, rabbia, disperazione, rancori. Pochi giorni fa la polizia era intervenuta perché era stata segnalata la sua presenza in una scuola superiore del levante cittadino. La segnalazione parlava di un uomo che si era introdotto nell’edificio e voleva lanciarsi da una finestra. Gli agenti erano riusciti a intervenire prima che si buttasse. Dopo un breve ricovero in psichiatria era tornato alla sua vita sempre più sbandata. Chi lo conosce racconta come da settimane dormisse in una specie di vano ricavato in un sottoscala in un palazzo di via Manuzio. Una situazione probabile conseguenza sia della sua instabilità psichica ma anche effetto della mancanza di risorse per via dei tanti soldi sperperati nel gioco d’azzardo. Subito dopo la scoperta del delitto le ricerche di Renato sono scattate in tutta la città: è stato infine trovato non lontano dal luogo dell’omicidio, e sottoposto a interrogatorio. Nel negozio, invece, c’è stato il sopralluogo della polizia scientifica e del magistrato di turno il pm Giovanni Arena.
(Fonte: La Repubblica)