Crescere Figli è il mestiere più difficile del mondo: e in questo c’è tutto di Vero e nulla di retorico.
Dobbiamo impegnarci affinché i nostri Ragazzi passino il loro tempo “non strettamente scolastico” a discutere tra loro di attualità, di cronaca e così via.
Questo sarà un compito, necessariamente sinergico, della Famiglia e della Scuola del futuro, e sarà fondamentale per conferire qualità alle loro – imprescindibili, s’intende – ore di svago.
Angelo Sicomero cerca calore dentro al suo piumino verde, adesso troppo leggero per il gelo nel cuore. «Mia figlia, la mia Antonella che muore per un gioco estremo su TikTok. Come posso accettarlo? Spiegatemelo», il papà si asciuga le lacrime davanti all’Ospedale dei Bambini. E cerca attorno a sé uno sguardo, una voce che possa smentire una verità troppo difficile da sopportare. I medici hanno appena spiegato a lui e alla moglie, incinta della quarta figlia, che la loro bambina di dieci anni non ce la farà. E la coppia ha dato l’assenso all’espianto degli organi. «Altri bambini potranno vivere grazie alla nostra Antonella », dice il papà.
Antonella ha partecipato al “Blackout challenge” su TikTok, il social tra i più seguiti dagli adolescenti. Si è stretta attorno al collo una cintura con l’obiettivo di restare senza respiro più tempo possibile. E, intanto, registrava tutto col suo cellulare dentro il bagno di casa. Una sfida pericolosa e assurda. Ai genitori aveva detto, mercoledì sera, che stava facendo la doccia. Avrebbe dovuto liberarsi, a un certo punto, da quella morsa ma non ce l’ha fatta e ha perso conoscenza. Non ha avuto il tempo di chiedere aiuto, è rimasta soffocata.
A trovarla a terra è stata la sorellina di 5 anni. I genitori le avevano chiesto di andare a vedere perché Antonella era ancora in bagno. L’altra sorella, che di anni ne ha 9, invece ha spiegato poco dopo al papà e alla mamma ancora increduli per quella cintura al collo: «Antonella stava facendo il gioco dell’asfissia, io lo so». Una rivelazione inaspettata e che ha aperto le porte alla polizia per comprendere cosa fosse successo nel bagno della casa di una famiglia semplice. Una sfida social pericolosa e della quale i genitori non erano a conoscenza. «Non ne sapevamo nulla — spiega a Repubblica il padre, scuotendo la testa — Non sapevo che faceva questo gioco. Sapevo che Antonella andava su Tik-Tok per i balletti, per vedere dei video. Ma come potevo immaginare che dietro ci fosse questa atrocità? ». E, invece, con molta probabilità, Antonella aveva già sfiorato altre volte la linea di confine tra la vita e la morte.Il cellulare della bambina è stato sequestrato dalla squadra mobile insieme a altri dispositivi elettronici. Le procure di Palermo, quella ordinaria e quella per i minorenni, hanno aperto due inchieste per «istigazione al suicidio» contro ignoti. Gli investigatori dovranno accertare, anche dallo studio del telefonino, se Antonella era in diretta con altri partecipanti, se qualcuno l’aveva invitata alla sfida social o se stava girando un video per emulare un amico o un conoscente. Intanto il social network ha diffuso una nota: «La sicurezza della community TikTok è la nostra priorità assoluta, siamo a disposizione delle autorità competenti per collaborare alle loro indagini ». E il Comune di Palermo ha deciso di esporre le bandiere a mezz’asta a Palazzo delle Aquile. «La città è sotto shock», dice il sindaco Leoluca Orlando.Il cuore di Antonella mercoledì sera si è fermato per almeno 15 minuti. Uno zio ha cercato disperatamente di rianimarla. «Abbiamo chiamato il 118 ma si attaccava una segreteria — dice Francesco Sicomero — e abbiamo deciso di portare Antonella in ospedale con l’auto. Non c’era tempo da perdere ». In città, zona rossa per il Covid, i controlli sono sempre più serrati e quella macchina a folle velocità è stata anche fermata dalla polizia. Altri secondi preziosi perduti. I medici del “Di Cristina” dopo mezz’ora sono riusciti a far battere di nuovo il cuore della piccola paziente. Ma ora dopo ora è stato chiaro che quella mancanza di aria aveva già fatto danni irreparabili. Fino alla dichiarazione di «morte cerebrale» da parte dei medici e la decisione dei genitori di donare gli organi della figlia.
Antonella è cresciuta in un vicolo della città antica, duecento metri di strada dove si conoscono tutti. Papà muratore a giornata, mamma casalinga. Ieri mattina in vicolo Schiavuzzo, da balcone a balcone, le mamme parlavano della «nostra piccola Antonella». «L’abbiamo vista correre, giocare a palla. Era sempre allegra, paffutella e anche molto matura per la sua età», racconta un vicino. E ammette: «Qui cellulari e TikTok ce li hanno tutti i nostri figli. Stamattina dopo quello che è successo sono entrato nella stanza di mio figlio e ho disattivato quella applicazione. Da oggi non voglio più sentire ragioni. Dobbiamo aiutare, tutelare i nostri bambini, non possiamo più lasciare che si facciano del male».
(fonte: La Repubblica)