Un poco di Italia negli USA che contano.
Ancora una volta.
Nel Congresso il partito repubblicano è a pezzi. I democratici, invece, si ricompattano e per la quarta volta nominano Speaker della Camera, Nancy Pelosi, 80 anni. Domenica sera la deputata californiana, nata a Baltimora, figlia del sindaco della città Thomas D’Alesandro (origini abruzzesi), è passata con 216 voti, contro i 209 del repubblicano Kevin McCarty.
Due anni fa la candidatura di Nancy fu contrastata dall’ala radical del partito, in particolare dalla neo deputata Alexandria Ocasio-Cortez. Ieri, invece, non ci sono stati problemi. Forse anche perché Pelosi ha garantito che questo sarà il suo ultimo mandato. «Ci aspettano tempi difficili — ha detto nel suo primo discorso dallo scranno più alto della Camera — per me è un grande onore guidare questa Assemblea con più diversità di genere nella storia degli Stati Uniti: ora siamo 122 donne (su 435 deputati, ndr)». Nancy si è laureata in Scienze politiche al Trinity College di Washington. Nel 1963 ha sposato Paul Pelosi, un businessman di San Francisco. Lo ha seguito in California. Ha iniziato a fare politica solo quando i suoi cinque figli sono diventati adulti. Entrò nel Congresso il 2 giugno 1987.
I «tempi difficili» evocati da Pelosi, sono già alle porte. La sindaca di Washington, Muriel Bowser, annuncia che «tra il 5 e il 7 gennaio verrà schierata la Guardia Nazionale per impedire incidenti e violenze». Il 6 gennaio il Congresso dovrà ratificare la vittoria di Joe Biden. Ma 12 senatori e un centinaio di deputati repubblicani solleveranno una serie di obiezioni. La manovra non servirà a nulla, se non a dare visibilità alla falange trumpiana, capeggiata al Senato da Ted Cruz e Josh Hawley del Missouri. Nelle strade, invece, si radunerà una folla di sostenitori del presidente in carica, compresi i temuti «Proud Boys».
Ieri sera Trump ha tenuto un comizio rovente a Dalton, in Georgia, dove oggi si vota per il ballottaggio dei due seggi al Senato. È sceso in pista anche Biden, con un «rally» ad Atlanta. Il turno elettorale è decisivo per fissare gli equilibri al Senato. Ai repubblicani basta vincere una delle due corse per mantenere la maggioranza assoluta (51 a 50). Ma i democratici sono convinti di poter sbancare la Georgia e, quindi, assumere anche il controllo del Senato.
Il campo conservatore è diviso dopo le rivelazioni sulla telefonata di Trump al Segretario di Stato della Georgia, Brad Raffensperger («Trovami 11.780 voti per ribaltare il risultato»).
(Fonte Corriere della Sera)