Ho molto apprezzato, come milioni di concittadini, il messaggio del Presidente Mattarella.
Mi ha colpito in particolare il Suo riferirsi ad un tempo di “costruttori”.
“Ponti, non muri” ci ha ripetuto molte volte anche il Santo Padre Francesco.
Unire, non dividere.
Non fate crisi, non pensate «a illusori vantaggi di parte», «questo è tempo di costruttori», ci sono cose molto più importanti da realizzare, bisogna rifare l’Italia, vaccinarsi, spendere con intelligenza e «senza sprechi» i soldi europei del Recovery Fund. Eccolo qui il messaggio politico contenuto nel discorso di fine anno di Sergio Mattarella, visto da 15 milioni di telespettatori, un dato record, il più alto da quando c’è l’auditel nel 1986. Mattarella ha infranto il primato detenuto finora da Oscar Luigi Scalfaro, che resisteva dal 1993, in piena Tangentopoli.
Difficile prevedere l’impatto che questa sferzata avrà sulla maggioranza, alle prese da settimane con il duello Conte-Renzi. Con quel riferimento al suo «ultimo anno da presidente della Repubblica», Mattarella ha voluto respingere pubblicamente le sirene di una ricandidatura, un no motivato da un convincimento costituzionale sette anni sono sufficienti per la più alta carica dello Stato – e da ragioni personali, ma allo stesso tempo, ha aggiunto, che sarà per lui «un anno di intenso lavoro». Vigilerà insomma affinché il governo non batta la fiacca in una stagione cruciale, perché «i prossimi mesi rappresentano un passaggio decisivo per uscire dall’emergenza e per porre le basi di una nuova stagione ». Per Mattarella il piano europeo anti pandemia va realizzato in maniera «concreta, efficace, rigorosa », senza disperdere i 200 miliardi dello stanziamento in mille rivoli.
Traspare da queste frasi una preoccupazione per come l’esecutivo sta gestendo la partita dei fondi. Un riferimento a questa insoddisfazione si può trovare nel passaggio «cambiamo ciò che va cambiato, rimettendoci coraggiosamente in gioco», che può essere letto come un invito a Giuseppe Conte a trovare in fretta la quadra, rispondendo alle sollecitazioni di Matteo Renzi.
Se poi le cose precipitassero, e il premier davvero pensasse a un passaggio parlamentare in caso di disimpegno di Italia Viva, con il quale trovare i voti mancanti dei renziani – come ha detto nella conferenza stampa di fine anno – allora la prassi costituzionale imporrebbe comunque un passaggio al Quirinale. Si aprirebbe la crisi e a quel punto, con Conte dimissionario, partirebbero le consultazioni. E qui si entra in un campo dove servirebbe la palla di vetro. La posizione del Quirinale sul punto non è cambiata: Mattarella non vuole il voto, naturalmente. Il riferimento ai costruttori è parso un chiaro richiamo a Renzi. Ma se un’altra maggioranza filo europea non si materializzasse in brevissimo tempo, le elezioni resterebbero la prima strada. «Nessuno è più costruttore di noi», ha detto il presidente di Italia viva, Ettore Rosato. «Strattonare il Presidente in un senso o nell’altro non è mai un buon lavoro. Nel discorso di Mattarella non c’è alcun passaggio che metta in discussione il nostro lavoro ».Il Capo dello Stato ha indicato nel vaccino l’altra priorità. Non a caso vi ha dedicato un lungo passaggio. Ha detto per la prima volta pubblicamente che lui lo farà, «appena possibile, dopo le categorie che, essendo a rischio maggiore, debbono avere la precedenza». Vaccinarsi è una scelta «di responsabilità, un dovere». Conte si gioca tutto con la campagna di vaccinazione. Rischia di essere il vero banco di prova. Il passaggio sull’importanza del vaccino implica, da parte del Colle, l’aspettativa che tutto proceda secondo i piani. La scienza è l’unico faro ad illuminare una strada buia, ma la politica deve mostrarsi all’altezza.
(fonte: La Repubblica)