Il voto – recita l’art.48 della Costituzione – è personale ed eguale, libero e segreto.
Il suo esercizio, prosegue la norma (precisamente, il secondo comma), è “dovere civico”.
Che è come dire: “essere cittadini significa andare al seggio e votare”.
Ovviamente non importa come: si può anche scegliere di lasciare le mani inattive, nel segreto dell’urna e a riparo dalla cabina elettorale.
Confortanti percentuali di votanti ormai alla mano dopo le urne di ieri, converrà allora rammentare – stavolta con soddisfazione – che votare è esercizio di democrazia indefettibile per chi vuole essere un cittadino autentico, “vero”; massime quando si è chiamati con referendum, per giunta senza quorum, a cambiare la Costituzione.
Del resto, compito di tutti, e della Repubblica in particolare (art. 3 Cost.), è quello di promuovere il pieno sviluppo della persona umana e, accanto ad esso, l’effettiva “partecipazione” di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese, rimuovendo gli ostacoli di ordine economico e sociale che – “di fatto” – limitano la libertà e l’eguaglianza dei cittadini.
Lustri or sono – intervistato da Raffaella Carrà assieme a Franco Zeffirelli, uno dei suoi tanti amici illustri sparsi per il globo – Gustavo Adolfo Rol invitava i giovani presenti in studio ad attivarsi per promuovere gli Stati Uniti del Mondo.
Non chiedeva loro di passare attraverso i muri – come pare lui sapesse fare – ma di abbattere il muro invisibile dell’inedia, “partecipando” coralmente alla costruzione di un mondo migliore.
Oggi è l’indomani dell’Election day.
E sono anche 26 anni dalla sua dipartita: l’occasione giusta – comunque la si pensi sul suo conto – per ricordarlo.