Venti di guerra soffiano sull’Europa, sull’Asia e sul mondo intero.
E’ tempo forse di recuperare appieno la vera ragione della nostra esistenza: quella Spiritualità che l’Uomo ha dentro di sé e che sembra, talvolta, consapevolmente dimenticare.
La Settimana Santa appena iniziata ci porti a riflettere sullo splendido episodio raccontato da Paramahansa Yogananda nella sua mirabile “Autobiografia di uno Yoghi”: il suo incontro, fortemente anelato, con Teresa Neumann.
Sta tornando dagli Stati Uniti – dove è già molto noto per le sue Conferenze sulla c.d. Auto-realizzazione (è il fondatore della Self Realization Fellowship) – alla volta dell’India, spinto dal desiderio di salutare il suo grande Guru, Sri Yukteswar, ormai prossimo a lasciare il suo corpo mortale.
Immancabilmente certo che la Verità è sottesa ad ogni autentica religione, si mette ad un tratto caparbiamente alla ricerca di Teresa, la mistica cattolica delle stimmate, che rintraccia in un umile ed anonimo villaggio della Baviera.
Sa di lei – tra le altre cose – che è nata il Venerdì Santo del 1898; che ha miracolosamente riacquistato la vista e la mobilità del corpo (persi anni addietro per aiutare dei vicini a spegnere l’incendio della propria casa) pregando Santa Teresa.
Sa che, dal 1923, Teresa non ha più preso né cibo né acqua fuorché, ogni giorno, una piccola ostia consacrata alle 6 del mattino (e così sarà fino alla sua morte fisica, nel 1962); che ha il dono delle Sacre Stimmate, rivive la Passione di Cristo al venerdì di ogni settimana e, nel corso delle sue estasi mistiche, pronuncia frasi che gli studiosi affermano essere in greco, ebraico ed aramaico antico, nonostante Ella conosca solo il dialetto del suo villaggio bavarese.
Autorizzato dalla stessa Teresa, Yogananda assiste con altri – nella piccola stanzetta dove Ella è adagiata su un letto – alla silenziosa estasi della mistica: racconta testualmente che “dalle palpebre inferiori di Teresa scorreva un sottile e continuo rivolo di sangue largo un dito”.
E’ il 1935 e la Germania è già nella morsa di Hitler e del nazismo, che proprio in Baviera ha mosso i suoi primi, torbidi passi; venti di guerra spirano nel mondo, sballottato tra nazionalismi e fondamentalismi di ogni sorta.
Eppure, come ha scritto e cantato il nostro grande Fabrizio De Andrè, è dal letame che sovente – per chi sa vederli – nascono i fiori più belli.