I drammatici fatti di Ardea e di Ventimiglia ci pongono nuovamente dinanzi la più nera cronaca nera.
E questa volta è forse opportuno, piuttosto che su singole norme, soffermarsi sull’intera Carta costituzionale; che, dove pone al centro la “persona umana”, non può che anzitutto tutelarne la vita, nel prisma di ciascun volto – di anziani come di piccini – che può vederla declinata.
E’ quanto ci dicono i Principi fondamentali, ed in quest’ottica vanno letti i diritti e i doveri dei cittadini della Parte I della Carta.
Questi ultimi, i diritti “inviolabili” e i doveri “inderogabili”, assumono fogge diverse eppur tutte tra loro interconnesse: nei rapporti “civili” – che hanno a che fare con lo stesso essere tutti cives, cittadini della Repubblica (libertà, sicurezza, tutele e così via) – così come nei rapporti etico sociali (famiglia, figli, salute, scuola, scienza), in quelli economici (proprietà, lavoro, cooperazione, risparmio), in quelli politici (partiti, voti, fisco, difesa e così via).
L’impalcatura istituzionale, disegnata nella Parte II (Parlamento, Presidente della Repubblica, Governo, Pubblica Amministrazione, Magistratura, Enti locali, Corte costituzionale) sta lì a garantire l’equilibrio tra tutti quei diritti e tutti quei doveri, in modo che nessuno abbia più diritti e nessun altro meno doveri, in un contesto solidale nel quale regna l’equilibrio di una Repubblica al servizio dei cittadini.
Tutto questo va conquistato. Giorno dopo giorno.
Quanto accaduto ad Ardea e a Ventimiglia dimostra che la Costituzione, a distanza di decenni dalla sua entrata in vigore, è ancora ben lungi dall’esser stata da tutti interiorizzata e fatta propria.
Interroghiamoci su quale ne siano i (più o meno reconditi) motivi.
Poche Regole chiare, ci salveranno tutti!