Dopo un fine settimana davvero da record, in cui sono stati un milione e duecento mila i vaccini inoculati sul territorio nazionale, si potrebbe certamente parlare dell’efficienza delle nostre Istituzioni nel combattere la pandemia.
Certo, non può ancora dirsi tutto risolto, ma è fuor di dubbio che ci siamo da settimane incamminati sulla retta via, facendo ordine e conferendo metodo ad una campagna di immunizzazione che sta decisamente dando i suoi frutti.
Questo dovrebbe far riflettere con maggior serenità sul vero significato dell’art.32 della nostra Carta, laddove si afferma – ad esempio – che la legge può obbligare a ricevere un determinato trattamento sanitario, tuttavia in nessun caso violando i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
Parlare di inviolabile rispetto della persona umana significa assumere insuperabili anche le scelte personali? E fino a che punto ciò potrebbe conciliarsi con l’obbligatorietà di un trattamento sanitario (ad esempio, una vaccinazione) proprio perché imposto per legge?
La risposta è forse nella prima parte dell’art.32 della Costituzione laddove si afferma che la Repubblica, oltre a garantire cure gratuite agli indigenti, tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo, ma anche come – del pari fondamentale – interesse della collettività.
Solo apparentemente siamo tutti divisi; la verità è che – piaccia o no – siamo tutti “uniti”, avvinti ad un quid al quale tutti, più o meno consapevolmente, apparteniamo. Proprio per questo, nessuna scelta personale – men che meno in tema di “salute” – può forse assumersi così personale da divenire “egoistica”.
Dimentica, cioè, che ogni diritto dell’individuo è fondamentale in quanto “specchio” del parimenti fondamentale interesse della “collettività” alla quale egli appartiene.
Per non parlare di quella cui, un giorno, certamente apparterrà…
Poche Regole chiare, ci salveranno tutti!