Certe cose si commentano da sole. Ovvero, sono incommentabili.
Sono le terribili immagini pubblicate su Twitter ieri pomeriggio da Oscar Camps, fondatore dell’ong Open Arms. I cadaveri giacciono da «almeno tre giorni». «E di loro — scrive — non importa a nessuno». Scene strazianti, che diventano pubbliche nel giorno in cui il Consiglio europeo, su impulso di Mario Draghi, deve decidere se mettere all’ordine del giorno del prossimo summit di fine giugno il dossier dei migranti.
La storia di questi bambini morti in mare potrebbe essere legata a uno dei recenti naufragi avvenuti nelle acque libiche nelle ultime settimane. Nella notte tra il 18 e il 19 maggio un’imbarcazione parte proprio da Zuwara con 83 persone a bordo. Durante la navigazione la barca si capovolge e i migranti finiscono in mare. L’Oim stima in 33 i naufraghi recuperati. I dispersi sono cinquanta. Tra loro, diverse donne e bambini. Nessuno cerca i corpi: potrebbero essere quelli che riaffiorano dal mare qualche giorno dopo, per poi essere nuovamente abbandonati al vento e alla sabbia sulla spiaggia libica.
Le immagini arrivano anche a Bruxelles, mentre è in corso l’eurosummit. Il nodo dei migranti, in queste settimane, non sembra interessare molte Cancellerie. Pone la questione Mario Draghi, davanti ai leader, deciso già da giorni a scuotere i partner in modo da imprimere un salto di qualità al dibattito e far inserire il patto per le migrazioni e l’asilo — senza tentennamenti o dilazioni — all’ordine del giorno del prossimo Consiglio del 24 e 25 giugno.
Si rivolge anche a Francia e Germania, che alla vigilia del vertice Ue non hanno voglia di intervenire, né danno la sensazione di impegnarsi troppo sul tema. Il premier italiano, questa è la linea con cui entra alla cena dei Ventisette, reclama con urgenza una gestione coordinata dei flussi da parte dell’Unione. Vuole archiviare il tradizionale approccio emergenziale, quello degli accordi costruiti solo per tappare falle. L’invito è a slegare dalla contingenza gli sbarchi delle ultime settimane — preludio di arrivi massicci nella stagione calda — per segnare una svolta, con un approccio strutturale.
C’è uno strano silenzio, sul dossier, che non può rassicurare i mediterranei. L’Italia è sostenuta soprattutto da Spagna e Portogallo, Grecia, Malta e Cipro. A differenza di tedeschi e francesi — che sembrano intenzionati a prendere tempo — considerano prioritario spendersi per una riforma complessiva. Vogliono accelerare, perché hanno fiutato che un’intesa stenta a decollare.
Le ragioni si rintracciano nel nuovo cambio di fase. Negli ultimi mesi gli sbarchi sono triplicati. Immaginare la semplice riedizione del “patto di Malta” non sembra rispondere allo slancio di Draghi, che a questo punto ritiene fondamentale un accordo complessivo. Regole nuove che impongano una suddivisione obbligatoria — e non volontaria — dei migranti. Ma non è tutto. Le capitali più interessate alla riforma insistono molto anche sulla necessità di un patto di sistema con i Paesi del Nord del Mediterraneo. Tra cui ovviamente la Libia e la Tunisia. Chissà se le immagini drammatiche di Zuwara riusciranno ad avvicinare una riforma ferma da troppo tempo.
(Repubblica)