Chi ama la montagna sa che “funivia” significa salita verso l’incanto.
E’ uno dei mezzi di trasporto più sicuri al mondo; qualcuno ne ha parlato di recente anche per città come Roma, con proposte che – al di là dei commenti più stravaganti – forse meriterebbero, de futuro, maggiore attenzione.
Si presenta tuttavia, improvvisamente, come terribile “strada della destino”: una “morte-via” a rammentare in primis che si va tutti verso una stessa meta, non necessariamente scorgibile da lungi ma talvolta, piuttosto, appostata dietro un angolo cieco.
E’ l’ora del lutto. E, a breve, sarà l’ora del Diritto.
Stando all’art.432 del codice penale (ed evitando inutili tecnicismi giuridici) chiunque pone in pericolo la sicurezza dei pubblici trasporti per terra, per acqua o per aria, è punito con la reclusione da uno a cinque anni.
Quanto alla Costituzione, leggendo l’art.117 Cost. ci si avvede che – esclusa la legislazione esclusiva dello Stato – le grandi reti di trasporto sono appannaggio della legislazione concorrente tra Stato e Regioni, mentre spetta alle Regioni la potestà legislativa in riferimento ad “ogni materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato”.
Se ci collochiamo a Stresa, siamo dunque in un contesto decisamente “regionale”, considerato che una funivia panoramica non può assumersi rientrare tra le grandi reti di trasporto.
Questo brevemente il quadro; si tratterà ora di accertare i fatti per capire, attraverso il nesso di causalità, quale sia la causa di questo tragico effetto.
Lo farà l’autorità giudiziaria, nel contesto di una rigorosa presunzione di innocenza.
Medio tempore, restano le preghiere e – sgomenti – una scomoda consapevolezza: si vive non sapendo né il giorno né l’ora di un evento che, incertus quando et quomodo, è tuttavia per tutti certus an.
Insomma, accadrà di sicuro: ma il quando e il come non ci appartengono.
Intanto siamo qui e…
…. poche Regole chiare, ci salveranno tutti!