Quello che sta accadendo in Medio Oriente, nella Terra che fu calcata da Gesù di Nazareth, fa appello alle nostre coscienze e ci impone – è il minimo, da giuristi, che possiamo fare – di rammentare la posizione che la nostra Costituzione affida all’Italia nell’ordinamento internazionale.
Da un lato il nostro Paese ha un ordinamento che “si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute”, garantendo – attraverso un meccanismo automatico – l’adeguamento del sistema giuridico italiano alle norme consuetudinarie internazionali che tutti gli altri Paesi riconoscono vigenti (art.10, comma 1).
Dall’altro – e si tratta ancora di un Principio fondamentale, scolpito all’art.11 – l’Italia ripudia la guerra non già solo come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli (e, dunque, la guerra “offensiva”) ma anche come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
Quando si litiga, il nostro Paese ha dunque scelto – per bocca dei nostri Padri costituenti – di affidarsi alla diplomazia, e non alla guerra; a questo scopo esso consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, financo limitazioni della propria sovranità, laddove necessarie a creare un ordinamento “internazionale” che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni, promuovendo e favorendo le organizzazioni internazionali che si prefiggano lo scopo di inverare questo ordinamento globale giusto e pacifico.
Ecco dunque i confini costituzionali del nostro intervento: essi autorizzano ad utilizzare saggezza e moderazione, contribuendo – con chi è in pace – a portare la pace e la giustizia dove è la guerra e la prevaricazione.
Per questo intervento occorrono uomini moderati, saggi e, soprattutto, indefettibilmente avvinti ad un medesimo e nobile scopo finale, anche a costo di perdere parte del loro potere. E, laddove occorra, anche tutto il loro potere.
Uomini che siano autentico “specchio individuale” di quella disponibilità “collettiva” dell’Italia a limitare, ai medesimi e nobili fini, quote di propria sovranità nazionale, siccome scolpita proprio all’art.11 della Carta.
Poche Regole chiare, ci salveranno tutti!