Via via che affiora la Conoscenza di noi stessi, maturano consapevolezze che, se da un lato impongono coerenza, dall’altro meritano rispetto.
Altra cosa sono invece gli opportunistici “cambi di casacca”…
Due decisioni meditate, non facili, sofferte. Frutto di sentimenti del tutto simili, indirizzati a due donne conosciute nella parrocchia «San Pio X», a Città di Castello, retta da Samuele Biondini, 51 anni, e dal suo vice David Tacchini, 40. Prima l’uno e poi l’altro, a distanza di qualche mese, hanno bussato alla porta del vescovo della cittadina in provincia di Perugia, monsignor Domenico Cancian, per comunicargli la stessa decisione: quella di chiedere la dispensa e lasciare il sacerdozio. Don David si è innamorato di una volontaria, don Samuele di un’infermiera. Donne sempre presenti alle funzioni animate dai due reverendi che a Città di Castello — 40.000 abitanti, i natali dati al pittore Alberto Burri e all’attrice Monica Bellucci — sono una specie di istituzione.
Due preti, due amici, la stessa passione per la musica e la stessa voglia di adoperarsi per gli ultimi. Una foto li ritrae assieme mentre celebrano la messa ed è bellissima: indossano i paramenti verdeoro davanti all’altare e sono sorridenti. «Perché loro sono proprio così, due uomini che stanno bene in periferia, tra i poveri», dice il sindaco di Città di Castello e presidente della Provincia di Perugia Luciano Bacchetta. Che un po’ si commuove nel parlare della Casa della Carità diretta sino a qualche tempo fa dai due ormai ex religiosi, «un punto di riferimento insostituibile nel quartiere di Montedoro, dove si trova la parrocchia». Loro «sempre lì, a dare pasti, alloggio e piccole elemosine a chi proprio non ha nulla» prosegue il sindaco, in questi giorni travolto dall’organizzazione di una mostra sul Cinquecentenario della morte di Raffaello che approderà qui a Città di Castello a settembre.
A dare la notizia del ritorno allo stato laicale di Samuele e David è stato proprio monsignor Cancian, diramando mercoledì una nota nel corso del ritiro spirituale della Diocesi che «ha accolto con sofferenza, e allo stesso tempo con rispetto, la libera decisione di David e Samuele». Parole comprensive, quelle di Cancian, «grato per il servizio svolto», concluse indirizzando la preghiera di «vivere serenamente la loro appartenenza ecclesiale, radicata nel Battesimo».
Il sindaco
«Samuele e David
sono due preti che stanno sempre in mezzo ai poveri»
Il vescovo nelle settimane scorse aveva parlato a lungo con i due parroci, raccogliendone il travaglio. Il primo a chiedere di essere dispensato era stato, qualche mese fa, don David, nato proprio a Città di Castello, uno zio sacerdote. Ordinato nel 2014, aveva prima maturato la sua vocazione svolgendo attività di volontario tra i profughi del Kosovo e poi vivendo per un periodo nel verde spartano della comunità ecclesiale di Citerna, sempre nel Perugino. Di qualche settimana fa la decisione di don Samuele, varesino di Tradate, prete dal ’97, la vita pastorale dedicata quasi per intero alla formazione dei giovani per i quali, lui appassionato di musica, ha spesso tenuto lezioni di canto.
Sempre qui in Umbria, neanche un mese fa, pure un altro curato, il quarantaduenne Riccardo Ceccobelli, laurea a pieni voti in Filosofia, si è spretato per amore della sua Laura, catechista di 26, «un dono per il quale, piangendo», ha lasciato la sua parrocchia a Massa Martesana, nell’Orvietano. E un amore che Riccardo ha definito così: «Sono una pianta che viene spostata, un giorno fruttificherà altrove. Per me questo è un segno di Dio».
Poco si sa delle compagne per le quali i due ex «don» di Città di Castello hanno scelto di non indossare più la tonaca. Stando alle inevitabili chiacchiere, Samuele avrebbe trovato il conforto di una infermiera che gli è stata particolarmente vicina in un momento non facile. David si sarebbe invece innamorato di una parrocchiana entusiasta della vita come lui.
(Fonte: Corriere della Sera)