Tutti in qualche modo rammentano che l’Italia è una Repubblica democratica “fondata sul Lavoro”: un bel modo per ribadire che l’ozio è “il capo di tutti i vizi”.
Tanti erroneamente riconducono quanto in modo mirabile scolpito dai Padri costituenti in questa prima norma della nostra Costituzione a quel “diritto al lavoro” che sta invece scritto al successivo art.4, peraltro come diritto “condizionato” e, in partenza, purtroppo non effettivo: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”.
Non tutti ricordano che esiste anche un dovere di fare qualcosa di utile, e che troviamo sempre all’art.4, comma 2, della Carta: “ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.
Come a dire che non importa se si è fabbri o avvocati, contadini o commercialisti: quel che conta è contribuire, facendo bene il proprio “lavoro”, al progresso “materiale o spirituale” del consorzio civile.
Quasi nessuno ricorda infine norme come l’art.35 della Carta, alla cui stregua la Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni; cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori; promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro; riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell’interesse generale, e tutela il lavoro italiano all’estero.
Quest’ultima disposizione autorizza in qualche modo la c.d. fuga dei cervelli, tutelando peraltro i nostri concittadini che hanno scelto liberamente di espatriare per motivi di lavoro; ciò, facendo tuttavia salvi gli “obblighi stabiliti dalla legge nell’interesse generale”.
Che vuol dire? Di quali misteriosi “obblighi” si tratta?
E’ una delle tante domande che dovremmo porci tutti. E non già soltanto il Primo Maggio, ma piuttosto tutti i giorni che seguono e che precedono la solenne Festa del Lavoro.
Poche Regole chiare, ci salveranno tutti!