Uccidere e rimanere uccisi, su due veicoli diversi, lungo un medesimo tratto di strada.
Forse c’è qualcosa da rivedere delle Regole che – tra disciplina e controlli – presidiano questo settore di convivenza civile.
Malignani di Udine. Benvoluta, sempre sorridente. Tenace, bella e piena di interessi. Ma soprattutto amante della bicicletta, come suo papà e suo fratello, al punto da essere ormai considerata una promessa del ciclismo femminile italiano. E invece, in sella, Silvia Piccini è morta. Inseguendo quella passione che le era scoppiata dentro da piccola e che l’aveva subito fatta innamorare delle due ruote. Il suo palmarès racconta di quali fossero le sue potenzialità sportive, fa immaginare un futuro di gare e successi. La sua corsa si è fermata a 17 anni.
Silvia — madre di Santo Domingo e papà friulano, un fratello e una sorellina — è stata vittima di un incidente stradale martedì pomeriggio. La sua bici è stata travolta da un’auto lungo quelle strade della collinare, in provincia di Udine, che percorreva da anni praticamente a memoria e che erano diventate la sua palestra naturale.
Era partita in sella appena prima delle 16 per il consueto allenamento. La tragedia è accaduta a pochi chilometri da casa. A speronarla è stata un’auto condotta da una donna. La ragazza dopo l’urto è stata trascinata per alcuni metri finendo poi nel fosso che fiancheggia la strada. I soccorsi sono stati immediati. In breve tempo la 17enne è arrivata all’ospedale di Udine per essere ricoverata in terapia intensiva.
Parenti, amici e tutto il mondo del ciclismo regionale sono rimasti appesi alla speranza. Il sindaco del Comune di Sedegliano, Dino Giacomuzzi, si era detto sconvolto per l’accaduto, mentre tutte le società del Friuli-Venezia Giulia e del Veneto (di recente la ragazza era passata all’Uc Conscio sul Sile, società trevigiana di Casale sul Sile) avevano dato vita a un tam-tam per scambiarsi notizie, in attesa che arrivasse quella buona, che qualcuno dall’ospedale dicesse che Silvia ce l’aveva fatta.
Mi sembra evidente, ormai, visto il preoccupante aumento di episodi simili, che noi ciclisti siamo diventati per le automobili come dei birilli sulle strade
Per lei avevano tifato anche campioni del professionismo come Alessandro De Marchi e Jonathan Milan, cresciuti ciclisticamente in Friuli. Ma ieri notte, dopo due giorni di agonia, Silvia Piccini, la ragazza a cui tutti pronosticavano un futuro roseo, diviso tra studio e sport con risultati eccellenti su entrambi i fronti, è deceduta. Durissimo il commento del friulano Daniele Pontoni, ex campione del mondo di ciclocross e vincitore di dieci titoli nazionali: «Non commento l’incidente, ma mi sembra evidente, visto il preoccupante aumento di episodi simili, che i ciclisti sono ormai come birilli sulle strade».
Eppure, il fratello minore di Silvia, pure lui ciclista in erba, ha già mandato a dire che continuerà a correre in bici, anche per onorare la sorella che gli aveva trasmesso la passione.