Una nave, nata per “unire” attraverso il mare, che finisce per “dividere” un canale.
E mezzo mondo con esso.
Relatività o approssimazione?
Il Canale di Suez potrebbe rimanere bloccato «per settimane». E il più grande ingorgo della storia del traffico marittimo (ci sono quasi 300 navi imbottigliate a nord e sud del corridoio d’acqua che collega Mediterraneo e Mar Rosso) rischia di mandare in tilt il commercio mondiale.
I lavori febbrili per disincagliare la Ever Given — la porta-container lunga 400 metri che si è arenata all’ingresso meridionale — non hanno ottenuto fino alla serata di ieri alcun risultato. Le ruspe stanno provando a liberare la prua, incastrata dal vento sulla sponda orientale. Due draghe stanno scavando la sabbia sotto la carena. L’acqua di zavorra è stata scaricata e otto rimorchiatori spingono a piena potenza per liberare la «balena spiaggiata », come l’ha definita Peter Berdowski, ad di Boskalis, l’azienda (allora si chiamava Smit Salvage) che si è occupata del recupero della Costa Concordia dalle acque del Giglio. Il gigante grande come l’Empire State Building non si è però mosso di un millimetro. «E non possiamo escludere che per sbloccare la situazione ci vogliano settimane», ha vaticinato Boskalis.
L’ipotesi di una chiusura prolungata del Canale di Suez ha mandato in fibrillazione gli armatori mondiali. Il trasporto merci sta già vivendo, causa pandemia, un momento complicatissimo: i container sono introvabili e il loro prezzo tra Europa e Cina, per dare un’idea, è quadruplicato in pochi mesi. I protocolli sanitari hanno rallentato le operazioni in porto e in quelli Usa c’è in media una coda di 90 navi per lo scarico.
Il blocco di Suez, dove transitano il 30% dei container, il 10% delle merci e il 4,4% del petrolio mondiali rischia di essere la goccia che fa traboccare il vaso. Mettendo in difficoltà filiere come quella dell’auto, dei telefonini e della plastica in sofferenza per la carenza di materie prime (dai chip ai polimeri) e per i prezzi alle stelle delle forniture.
Maersk ha detto ieri di essere pronto a dirottare via aria (anche se i cargo aerei sono quasi tutti esauriti) e via terra le spedizioni ritardate. Hapag Lloyd «deciderà nelle prossime ore se rinunciare a passare da Suez e circumnavigare l’Africa sulla rotta Europa-Cina», una deviazione di sei-sette giorni che alza di molto i costi del viaggio. La Russia invece ha colto la palla al balzo per sponsorizzare la rotta artica per unire Asia ed Europa. Tragitto che darebbe a Mosca grandi vantaggi geopolitici. «Se anche la situazione si sbloccasse in tempi relativamente brevi, le conseguenze dell’incidente dell’Ever Given dureranno per parecchio tempo — ha spiegato Leon Willems, portavoce del porto di Rotterdam — . Ci vorranno giorni per scaricare le navi bloccate una volta che arriveranno tutte assieme a destinazione». Il blocco del canale — calcolano i Lloyd’s di Londra — coinvolge circa 9,6 miliardi di merci al giorno.
I mercati, per ora, mantengono i nervi saldi. Il petrolio, dopo il balzo del 6% di mercoledì, ha frenato ieri con un calo del 4%. Le banche d’affari invece sono più preoccupate: «Se lo stop al traffico durasse a lungo — ha scritto in un report JP Mo rgan — ci sarebbero conseguenze importanti sul commercio globale, un’impennata dei costi per trasporto, nuovi rialzi delle materie prime e una spinta all’inflazione».
(Fonte Repubblica)