Ci appassionano oggi le vicende della Casa Reale inglese.
A Shakespeare appassionava invece l’Italia: tanto che qui da Noi ha ambientato uno dei Suoi più noti capolavori.
Non a caso, ovviamente.
Nel corpus dei suoi play, Shakespeare sviluppa una scienza dell’amore. Ogni partita sentimentale o erotica inclusa nelle sue trame stimola domande che continuano a sollecitarci ancora oggi. E dato che «l’amore mira all’essere» ed «è pensiero e conoscenza », oltre che azione concreta, parlare delle figure femminili e dei rapporti amorosi in Shakespeare, secondo Nadia Fusini, significa affrontare non solo il campo dell’affettività emotiva e fisica, ma sistemi filosofici, prospettive sociali, questioni storiche, etiche, psicologiche… È come tuffarsi nella totalità dell’esistente. Fusini si lancia in un’avventura tanto impegnativa poiché è una solida esperta di Shakespeare ed è una scrittrice votata sia a fantasmi d’invenzione propria (ha firmato romanzi), sia ad analisi di narratrici geniali. Ha infatti indagato, da biografa e saggista, la mente volatile di Virginia Woolf, l’originalità con cui Katherine Mansfield percorse l’arte del racconto, la ferocia immaginativa che nutrì Mary Shelley e i mondi di varie altre autrici. In più è un’anglista che s’accende d’entusiasmo esplorando le sfumature dell’inglese. È chiaro quanto il suo acume, in quest’ambito, vada a nozze con le stratificazioni linguistiche di Shakespeare.
Grazie a tali virtù, Nadia compone il tessuto di Maestre d’amore , nuovo libro siglato Einaudi che si concentra sui caratteri e i comportamenti delle eroine nate dal Bardo. C’è una vibrante accuratezza in questi ritratti, percepibili come lezioni atemporali sull’ ars amatoria . Nella mole di spunti evocati dall’impresa spiccano le dinamiche dell’identità di genere, gli ingrandimenti sulle mutazioni del femminile attraverso i secoli (ma un nucleo condiviso supera le contingenze temporali e determina l’infinita riconoscibilità di questi personaggi), il declinarsi inesauribile della sessualità, le giostre verbali che alimentano i riti della seduzione… Inoltre, avanzando tra una commedia e una tragedia, Fusini sa restituirci il senso dell’imprescindibilità del teatro, che duplica la vita frugandone le sfaccettature. In questo periodo di teatri chiusi, Maestre d’amore porta a sognare di riaprirli subito per ritrovarci insieme, nelle platee, a seguire le sventure di Giulietta, l’innocenza di Desdemona, le bizze di Caterina, le perversioni di Cleopatra… Primedonne che, nell’era elisabettiana, venivano interpretate da maschi travestiti, e questo è solo uno dei tasselli compresi nel novero di messe a fuoco compiute da Fusini riguardo al culto dell’ambiguità presente nelle opere di Shakespeare.
La quattordicenne Giulietta brama un seme dell’amore che frutti e duri. Educa Romeo a esigere il bond , il vincolo, l’appartenenza. Già lontana dalle ritrosie della donzella cara all’amor cortese, è una ragazza incandescente che lotta per la libertà di scelta. Desdemona è l’impossibilità dell’accoppiamento, la vergine strangolata prima dell’amplesso, la vittima sacrificale del “cattivo amore” di Otello. In Antonio e Cleopatra la poderosa regina incarna lo sconfinamento nell’eccesso. Con il suo partner forma un binomio di istrioni che battibeccano lungo un rigonfiarsi progressivo e debordante di un fiume di parole, prediligendo parallelamente il lato più peccaminoso dell’eros. Tutto è bene quel che finisce bene esalta l’incastro paritario della coppia, conquistato per merito dell’intelligenza strategica di Elena. Nel bellicoso innesto fra Petruccio e Caterina ( La bisbetica domata ) trionfa l’uso sopraffino del cervello e della lingua, che sfocia nell’approdo a un perfetto equilibrio amoroso. In Come vi piace la mascherata si traduce in un cross-dressing dove natura e cultura raggiungono il culmine della trasgressione. Gli scambi di persona e di sesso mostrano come cose quali l’attrarsi e il piacersi non si lascino più imbrigliare da distinzioni di genere, ceto ed età, ma immettano in un’epoca post-cortese e pre-borghese dove i soggetti sono attivi nella volontà di prendersi. La dodicesima notte è il territorio eroticamente scivoloso nel quale si aggirano i gemelli Viola e Sebastian, intrappolati dentro la loro somiglianza. Qui i temi della doppiezza e dell’equivoco, rispetto all’altro e a sé stessi, conducono a una visione audacissima dell’incontro.
È un viaggio sempre rivelatorio quello intrapreso da Maestre d’amore , capace di proiettarci in zone di riflessi profondi e diversificati della più magnetica tra le umane necessità. Benché dirlo suoni politicamente scorretto, un uomo non avrebbe mai potuto scrivere un testo così penetrante sulla sostanza del femminile.
(Fonte REPUBBLICA)