Si parla tanto di “green”.
Quelle bare tra i flutti sollecitano preghiere, stimolando “pietas”. E sollevano interrogativi.
I gabbiani all’improvviso si alzano tutti in volo. «L’hanno capito anche loro. Attenzione, quella parte di cimitero sta crollando!», urla uno degli operai. Un attimo più tardi sul tetto dell’ala ovest — sette piani di loculi affacciati sul mare, quattro cappelle di famiglia — si apre una larga crepa. E tutto viene giù con un rombo soffocato: la falesia sotto s’è sbriciolata come sabbia tra le mani. Insieme a tonnellate di rocce e terra, finiscono in acqua oltre duecento lapidi e bare. Qualcuna resta in bilico sul precipizio. Molte casse si sfasciano nell’impatto, rotolando in basso. Un orrore. Diverse restano intatte e finiscono poi per galleggiare in quell’incanto naturale che è il Golfo Paradiso, a ridosso del monte di Portofino. La corrente ne spinge alcune fino al vicino porticciolo, tra le barche dei pescatori: verranno tirate su dal molo dove di solito attraccano i traghetti turistici. Altre invece le recuperano al largo i militari della Capitaneria di Porto, altre ancora (una decina, in totale), sono trascinate a riva dai sommozzatori dei vigili del fuoco, che si sono immersi nel tentativo di “contenere” con delle panne il disastro. Ieri pomeriggio alle tre ha ceduto una larga parte del costone su cui poggiava parte del suggestivo cimitero di Camogli, ed è una fortuna che — come tutti i lunedì e i venerdì — la struttura fosse chiusa al pubblico. C’era giusto un gruppo di operai al lavoro per il ripristino di un colombario e si è allontanato in tempo, quando ha sentito la terra muovere sotto i piedi. Da almeno 3 anni erano stati segnalati segni di cedimento tra le tombe, dopo quella terribile mareggiata che nell’ottobre del 2018 aveva devastato Rapallo e il levante ligure. Attraverso la Protezione Civile, la Regione Liguria aveva stanziato 400 milioni di euro per “interventi di consolidamento e manutenzione straordinaria della falesia rocciosa sottostante il cimitero comunale” cominciati a settembre. «Erano già stati conclusi i primi lavori e tra poco ne dovevano partire altri, in un’area che non è però quella interessata dal crollo», spiega Raul Giampedrone, assessore regionale ai Lavori pubblici. Il sindaco sostiene che fosse «impossibile» prevedere un crollo del genere
.Giancarlo Proietto è il custode del cimitero: «Sono due mesi che piove senza sosta, quest’inverno ci sono state diverse mareggiate: ormai era una questione di ore, si sapeva che sarebbe successo. La gente aveva paura ad andare a posare i fiori per i propri cari », racconta. «L’altra settimana le cose erano peggiorate. Avevo avvertito i funzionari del Comune: hanno fatto volare un drone, per controllare dall’alto le condizioni. Troppo pericoloso ». La struttura si trova sulla destra di via Ruffini, una strada panoramica che dal paese di Recco porta a Camogli: da quel punto si può godere di una vista impressionante. Ci sono 4 abitazioni poco lontano: i tecnici valuteranno se non sia il caso di evacuarle per precauzione.
La stretta e straordinaria costa della Liguria, appesantita da anni di speculazioni edilizie, si sbriciola lentamente. Pochi chilometri a ponente, verso Genova, c’è un altro cimitero arroccato su di una roccia di fronte al mare che da tempo minaccia di venire giù: è quello del paesino di Sori, c’è sepolto Paolo Villaggio. E ancora qualche chilometro più là, all’inizio della città di Genova — nel quartiere di Nervi, ma dove si trovava la stazione di Sant’Ilario cantata da Fabrizio De André — sette anni fa era franato un altro costone, complici anche le vibrazioni della ferrovia che passa di sotto: i proprietari dei 4 civici evacuati allora non sono mai più potuti rientrare nelle loro case.
(Fonte: La Repubblica)