Quando le crisi si abbracciano tra loro, l’ordine si presenta vieppiù quale imprescindibile must.
Nella situazione attuale, alla crisi pandemica a tutti nota e alla connessa, grave crisi economica, del pari a tutti evidente, può talvolta affiancarsi anche una crisi di natura politica.
La crisi politica è “nelle corde” della nostra Costituzione e, anzi, in qualche modo rientra in una “patologica-fisiologia” disegnata dalla Carta stessa.
Quello che è sommamente importante in questi casi – soprattutto nel contesto della tempesta perfetta, “sanitario-economica”, cui si accennava – è tuttavia il pedissequo rispetto delle Competenze.
E’ legittimo profilare scenari, intravedere sbocchi e possibili via d’uscita.
Meno “giuste” sono affermazioni perentorie in grado di “scavalcare” (anche se solo a parole, naturalmente) quella che è l’architettura costituzionale e le competenze che essa disegna.
Ad un Parlamento sovrano che accorda o nega la fiducia ad un Governo fa da contraltare il Presidente della Repubblica che è chiamato a “guardare dall’alto” e, quando se ne presentino i presupposti, a “traghettare” il sistema istituzionale.
E’ alla neutrale saggezza del Capo dello Stato che è affidato il delicato compito di accompagnare la nave delle Istituzioni repubblicane da un porto all’altro, in un contesto di rispetto reciproco e di collaborazione di tutti “senza se e senza ma”.
L’anelito è allora quello, per dirla con il Santo Poverello di Assisi, che “sorella Competenza” campeggi.
In ogni possibile declinazione ad essa riconoscibile.
Poche Regole chiare, ci salveranno tutti!