Giulio Bacosi

I vaccinati ora sono un milione Pfizer taglia le dosi, ira di Arcuri

“Pacta sunt servanda” vs “Rebus sic stantibus”“Rispettare” vs “Rivedere”
Una lotta impari, alla quale stiamo assistendo dall’inizio della pandemia.
Quando, nondimeno, si hanno tutti i mezzi – finanziari e tecnici – a disposizione, proprio perché si parla di Salute “Rispettare” deve rimanere il “must”.
Si rispettino dunque i patti.

Abbiamo un problema. Tutto quanto è stato sinora detto, programmato, annunciato e previsto dal governo sui prossimi passi della campagna di vaccinazione anti-Covid rischia di saltare.Alle 15.38 di ieri, la Pfizer ha mandato una mail al premier, al ministro della Salute e al commissario Arcuri per comunicare che, a partire da lunedì, le dosi da consegnare all’Italia saranno tagliate del 29 per cento. Una su tre non arriverà. Perché? «Lavori di ristrutturazione nella sede di produzione di Puurs». Per quanto tempo? Nessuna data ufficiale, ma in serata — a incendio divampato — Pfizer ha fatto sapere che «in Europa si tornerà al programma originale di consegne a partire dal 25 gennaio». Come ridurrà la distribuzione ai centri di somministrazione regionale? Pfizer non l’ha detto. Ha mandato la stessa mail a tutti i paesi dell’Unione. Non è stato un dialogo, ma una comunicazione unilaterale. Prendere o lasciare. Una sterzata talmente netta e improvvisa da alimentare il sospetto che l’azienda americana abbia deciso segretamente di rivedere il suo piano vendite, dirottando gli stock altrove.Il governo italiano è irritato e preoccupato. Il commissario Arcuri è furioso. Il prossimo carico per l’Italia è atteso per martedì: erano 530.000 dosi, ne arriveranno centomila in meno. «L’ipotesi di iniziare la somministrazione del vaccino agli over 80 — dice Arcuri — e di provvedere alla seconda dose per il personale sanitario, sociosanitario e per gli ospiti delle Rsa, senza la totalità delle dosi necessarie porta un grave danno al proseguimento della campagna». In assenza di risposte da parte di Pfizer Italia, Arcuri è pronto ad azioni legali «per tutelare il diritto alla salute dei cittadini italiani».La peggiore delle notizie nel giorno in cui il nostro Paese supera il milione di vaccinati. Anche perché la prossima settimana dovrebbero cominciare a richiamare chi ha avuto la prima dose e per le Regioni diventa cruciale avere in magazzino la scorta del 30 per cento che il governo ha consigliato di conservare, proprio per affrontare emergenze last minute. La Campania ha somministrato il 96 per cento dei quantitativi ricevuti, il Veneto l’82 per cento, Toscana, Abruzzo, Piemonte e Marche sono sopra il 70 per cento. In queste regioni può accadere che oggi e domani il calendario delle vaccinazioni subisca modifiche e rinvii, proprio nell’ottica di irrobustire le scorte. Ci sono anche ragioni tecniche. «Non è possibile somministrare il vaccino di Moderna, che viene distribuito in questi giorni in tutta Italia, a chi ha effettuato il primo inoculo con la dose il Pfizer», spiega l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, oggi assessore alla Sanità in Puglia ma fino al 2015 capo del programma per le malattie prevenibili da vaccino al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) a Stoccolma. «Probabilmente non ci sono controindicazioni mediche ma non esistono studi sull’efficacia della copertura. Dunque non si può fare ». Per questo già nelle serata di ieri le Regioni hanno dato disposizioni ai Dipartimenti di Prevenzione affinché sia cambiato il calendario previsto: le dosi Pfizer dovranno essere utilizzate unicamente per i richiami, mentre Moderna andrà somministrato ai nuovi vaccinati. Anche così, però, c’è chi rischia di non garantire il richiamo in tempi utili.La buona notizia è che i tempi di approvazione del vaccino di Johnson& Johnson si accorciano e potremmo vederlo in Italia a fine febbraio. «Stando così le cose — spiega una fonte della Cabina di regia — è fondamentale la disponibilità del vaccino di AstraZeneca. Dobbiamo procedere come se ce l’avessimo». L’idea che sta prendendo piede, per la Fase 2, è suggerire alle Regioni di organizzare tre agende che viaggino parallele: i medici di base si potrebbero occupare dei più anziani (dai 90enni a scendere); gli ambulatori ospedalieri prenderebbero in carico i pazienti fragili (cardiopatici gravi, invalidi eccetera); i reparti ospedalieri potranno vaccinare chi ha particolari patologie, per primi i pazienti oncologici e chi ha problemi respiratori.

(Fonte Repubblica)

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