Una storia che c’è solo da sperare non sia vera.
Quella degli “amici degli amici” (a voler lasciare in disparte parenti e congiunti vari …) è una delle piaghe purulente del nostro Paese.
Campagna vaccinale a tamburo battente, con corsia preferenziale. E allora per non sprecare nemmeno un millilitro del prezioso siero anti Covid, nell’impossibilità di reperire a fine giornata altri medici o appartenenti a categorie che in questa fase ne hanno diritto, le dosi «avanzate» sono state somministrate a parenti e conoscenti. È accaduto a Modena, dove la Ausl si è immediatamente scusata, riconoscendo l’errore e aprendo un’istruttoria, ma anche sottolineando l’assoluta buona fede di chi lo ha commesso. Non è dello stesso avviso il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, che ha definito l’accaduto «contro la morale». L’episodio, sul quale indagano i Nas, accende un faro su una problematica non certo isolata. A Scicli, nel Ragusano, ben 30 dosi in surplus sono state somministrate col «passaparola», cosa che ha provocato anche proteste di mancata trasparenza: è stato il sindaco a sollevare la questione. Il caso emiliano è accaduto all’ospedale di Baggiovara la sera del 5 gennaio. A fine giornata si sono ritrovati con 11 dosi non iniettate e hanno chiamato a casa.
Intanto arriva il via libera anche dall’Italia al vaccino dell’azienda americana Moderna. Dopo Ema e Commissione europea l’ente nazionale Aifa ha dato l’ok formale.
La prossima settimana cominceranno le consegne dei lotti, inizialmente ridotte, poi crescenti. Si spera che altre industrie completino nel più breve tempo possibile l’iter di certificazione in modo da poter puntare sull’obiettivo indicato dal commissario Domenico Arcuri: «Vaccinare entro l’autunno tutti gli italiani confidando sulla disponibilità delle dosi necessarie per la doppia somministrazione, 120 milioni. Attualmente però possiamo contare solo sui 30 milioni acquistati da Pfizer-BioNTech e Moderna».
Arcuri annuncia: «Siamo i primi in Europa». Dopo l’avvio lento della campagna nei primi due giorni, l’Italia è al vertice per numero di inoculazioni, dopo la Danimarca che ha però un numero di abitanti inferiore, meglio della Germania, sempre in rapporto alla popolazione.
Sono arrivate ai centri circa un milione di dosi. Il programma è di iniettarne 65-67 mila al giorno per utilizzare rapidamente le attuali forniture, ma la macchina organizzativa è pronta ad accelerare i ritmi in base alla quantità di stock ricevuti. Partirà a febbraio la vaccinazione di massa vera e propria cominciando da anziani sopra gli 80 anni più alcune categorie di fragili (anche disabili e accompagnatori. La Foce (la federazione che rappresenta malati a rischio, oncologici, ematologici, cardiopatici) insiste perché i pazienti più deboli non vengano dimenticati.
«Le priorità dipendono dal grado di esposizione al contagio», ha spiegato Arcuri elencando le fasi successive. Operatori dei servizi essenziali, docenti e personale delle scuole, forze dell’ordine, dipendenti dei trasporti locali e detenuti. Poi i cittadini sopra i 60 anni e infine il resto della popolazione».
Previsto il coinvolgimento di medici e pediatri di famiglia. Agli attuali 3.800 vaccinatori si aggiungeranno i circa 20 mila selezionati in base a un bando specifico: 19.400 candidature di medici e infermieri già protocollate, altre 5 mila in compilazione. L’immunità al virus è l’unica alternativa alle misure di restrizione, ha più volte ribadito Arcuri. In pratica, soltanto assicurando la protezione alla maggioranza degli italiani, l’80%, circa 45 milioni, si potrebbe rinunciare del tutto agli interventi di contenimento. I lotti di Moderna confluiranno a Pratica di Mare e da qui saranno trasportati ai centri dalle forze dell’ordine.
(Corriere della Sera)