Giulio Bacosi

Circolare!

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A Roma – e i romani autentici lo sanno – il vigile urbano si chiamava “pizzardone”.

Dirigeva il traffico, ed il relativo “prototipo archetipico” – il suo “stampino”, insomma – era sulla nota pedana di Piazza Venezia.

Una piazza che da sempre evoca “dirigismi”, “proclami”, “ordini”.

Quello in bocca al pizzardone era “circolare!… circolare!”.

Un moto verbale che risuona beffardo nelle orecchie degli italiani targati 2020, nel cuore di un Natale tra i più surreali della storia.

Genetliaco di Nostro Signore che magari, sia detto fuori dai denti – proprio perché più intimo di tutti quelli che lo hanno preceduto – potrebbe anche rivelarsi il più autentico.

Festività all’insegna del “chiusi in casa”, secondo un paradigma sul quale nessuno avrebbe forse mai scommesso solo un anno fa.

Eppure, i nostri Padri costituenti lo avevano previsto sin dal 1947.

All’art.16 della Carta, nel cuore dei c.d. “rapporti civili”, furono loro a scrivere che ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salve tuttavia le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di “sanità”, oltre che di sicurezza.

Ogni cittadino è poi anche libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi, salvi – ancora una volta – gli (eventuali) obblighi di legge

Nessuna restrizione alla libertà di circolazione e soggiorno potrebbe invece essere determinata da ragioni politiche.

Anche chi è ideologicamente contrario alla “befana del pizzardone” si rassegni dunque: dovrà prima o poi tornare a tollerare la ressa degli automobilisti romani, i loro pacchi regalo depositati – come accadde nel 1950 – a Piazza Venezia, ai piedi della pedana del pizzardone.

Che, agitando con ritmo armonico le braccia ammantate dal bianco dei lunghi guanti, li inviterà caldamente a… “circolare!”.

Poche Regole chiare, ci salveranno tutti!

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