Quanto sta accadendo in Calabria, e in particolare nella zona del Crotonese, impone ancora una volta una riflessione.
E la impone oggi, 23 novembre, quarantennale di un devastante sisma che nel 1980 ha raso al suolo interi paesi della Campania e della Basilicata e che è passato alla storia come terremoto “dell’Irpinia”.
La natura, si sa, sprigiona forze talvolta irresistibili.
E tuttavia la forza dell’Uomo, del suo cervello e della sua abilità sta nel saper prevedere queste forze; e sta, laddove possibile, nel governarle.
Nelle scorse ore ha stupito lo straordinario ritrovamento – sempre in Campania, ma stavolta a Pompei – delle sagome di due corpi perfettamente intatti, colti nell’atto di esalare l’ultimo respiro nel pieno dell’eruzione del 79 d.C.
Un evento di grande rilievo culturale, che non può tuttavia (e non deve) far dimenticare oggi – nel 2020 – perché all’incirca 2 millenni or sono si morì in massa alle pendici del Vesuvio.
Del resto, non è un caso se cultura e territorio siano stati fatti oggetto di un principio fondamentale della nostra Costituzione, quell’art.9 alla cui stregua, se da un lato la Repubblica promuove – guardando “avanti” – lo sviluppo della cultura (oltre alla ricerca scientifica e tecnica), dall’altro – volgendosi “indietro” – essa tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
La messa in sicurezza del territorio e la messa a reddito della cultura, dell’immensa “cultura” presente sul territorio italiano, equivale peraltro ad importanti iniziative economiche da mettere in campo e a migliaia di posti di lavoro da creare.
Per capirlo, basterebbe la logica stringente di Pitagora.
Il fuggitivo dalla tirannide e fondatore, non a caso, della scuola di Crotone.
Poche regole chiare, ci salveranno tutti!