Nel I secolo dopo Cristo, è Plutarco a tracciare la biografia “a confronto” dei più famosi personaggi della classicità greco-romana.
Sono le celeberrime “Vite parallele”, come quella di Alessandro Magno, da un lato; e di Caio Giulio Cesare, dall’altro.
Tornano alla mente in queste ore, in cui si legge sui quotidiani nazionali che un noto Presidente di una – del pari nota – potenza globale avrebbe pagato meno tasse del dovuto (sempre, naturalmente, che ciò sia accertato); e, ad un tempo, che un giovane sottufficiale della Guardia Costiera italiana ha perso la vita per salvare dai marosi in tempesta due concittadini in difficoltà, più giovani di lui.
Non è tanto interessante sapere se i “salvati” di Milazzo siano stati a monte (forse si) troppo imprudenti; o se il presunto evasore illustre statunitense conoscesse o meno con precisione (dato l’alto incarico, forse no) il modo in cui taluni tecnici di fiducia gli hanno gestito le dichiarazioni fiscali.
Più interessante ci pare, piuttosto, ricordare che in Italia quello di “contribuire alla spesa pubblica” in ragione della propria capacità contributiva e, dunque, di pagare le imposte dovute, è un preciso dovere di solidarietà economica, ai sensi dell’art.53 della Costituzione.
Un dovere che è uno di quelli, inderogabili, di solidarietà scolpiti all’art.2 della Carta, e che Aurelio Visalli ha avuto il coraggio di inverare a prezzo della sua vita, concependo il proprio lavoro come servizio ai concittadini e, per giunta, senza badare troppo alla loro riconoscenza.