Continua a modificarsi il busto di Indro Montanelli.
Naturalmente non fa tutto da solo: c’è chi ne cambia le fattezze per “adeguarlo” (così si crede) ad una visione del mondo nella quale tutti i cittadini – oltre ad avere pari dignità sociale – sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali o sociali.
Ma tutto questo non sta scritto all’art.3, comma 1, della Costituzione repubblicana?
Si tratta di una eguaglianza “formale” davanti alla legge che è già più profonda di quella che fu scolpita nello Statuto albertino, avendoci trasformato da meri “regnicoli” in (si spera, impegnati) cittadini.
Eppure, si tratta comunque di una eguaglianza “formale” che non ha accontentato i nostri padri costituenti; i quali hanno voluto per tutti anche una eguaglianza “sostanziale” alla cui stregua è compito della Repubblica – delle Istituzioni e di ciascuno di noi – rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese (è il comma 2 di quel medesimo art.3).
Insomma, un conto è “dire”; altro conto è “fare”.
Ed un mero maquillage può al più coprire una piaga, senza tuttavia riuscire a curarla.